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1. |
Caveat Emptor
07:50
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Con le lacrime agli occhi
Vengo al mondo diversi anni fa.
E con quelle lacrime ancora
Prendo forza per essere qua. M’incanta.
Stesa sul letto, tremante, mia madre sa già sovrastare il travaglio.
Il medico entra in sala impacciato.
Io piango e urlo e godo
Col cordone staccato e col male che fa.
Vorrei rientrare lì dentro e non uscir più.
- E la pelle brucia -
Rumori e fastidio. Non sento più il caldo che avvolge la pelle che
- Brucia -
Scolpiti i miei primi passi.
Come la neve che cade sul monte del re
Osservo estasiato le strade infinite.
Confusione costante.
Sento quasi un sibilo di voci lontane,
Vedo opaco il brivido del mio sangue.
Già da allora cedo alla strana attrazione del lato più bianco del nero:
Un fiume in piena costante che non dorme mai.
I miei occhi affamati non trovan conforto.
Si bloccano, una volta scovato in quelli dei miei.
Sento freddo. Il cuore ha bisogno di un battito energico
Contro il tempo che spinge l’umore più in giù.
Non c’è scampo all’apatico senso di vuoto che provo
Ma non mi spengo: lasciatemi viver di più. (x3)
Ed entro nella fase a spirale del mio primo sogno,
La mente è sganciata, non seguo i lamenti dell’aria.
Lupi e Dragoni s’ammazzano, sbraitano e incrociano fauci che in meno di un attimo
Infrangono i muri, bucan gli scudi di truppe nemiche all’assalto.
E nasce, cresce, striscia, l’insetto interiore striscia
Incarnando il mio rancore latente e costante.
Il sogno finisce in mare azzurro e ancestrale in cui far nuotare i ricordi
E la pace dei sensi.
Correre – Soltanto in salita
Correre – Gustando il sudore
Correre – Per stendere i nervi
Correre – Pensando ai suoi occhi
Correre – Nella notte scura
Correre – Col gelo nell’aria
Correre – Tra i boschi nativi
Correre – Verso la fontana
Stringere – La vita coi denti
Fondere – Il metallo con gli occhi
Ridere – Di tutti i miei sbagli
Scrivere – Il canto degli angeli
Perdere – Il senso del tempo
Spingere – Il corpo già stanco
Espandere – Il ritmo del fiato
Vincere – Godersi il finale
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2. |
白い (Shiroi)
12:06
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C’era una volta e c’è ancora un moccioso
Che tra i bucanieri era il meno informato
Sul dolce sapore di morbide labbra di donna.
Il suo nome è Shiroi.
Quel Quacchero del capitano Ismaele
Ogni giorno lo stressa con compiti insulsi,
Sfogando tutta la tensione di anni buttati.
Nessuno parla di sé.
Livida in lui
La libertà
Di chi ha furbizia
E sa guidar
La propria vita
Ora in gabbia,
Stile Dottor Aronnax.
Con sguardo cinico
E lucidità
Lancia quei dadi
Nella sfida
Per la più avvenente
Del primo bar.
Presto si sbarca in città.
È il sesto giorno del mese.
C’è odor di muschio stantio,
Fa un caldo porco.
Giù nella stiva combatte i suoi demoni armato di penna.
E quando le lettere iniziano a cantare,
La voce del polveriere interrompe il flow.
“Ehy, sangue del mio sangue, riesco a sentire
Un presagio avverso costante, ma qui nessuno si fida di me.
A cosa serve lottare contro un mare che lotta con noi”
Tutt’a un tratto il coffiere avvista un mostro enorme a tribordo.
Si alza il vento e le vele cominciano a tremare d’istinto.
Lo sfiato è vicino e il cielo è sovrastato da un muro di suono,
Da un muro di suono.
Le lance scalfiscono
Le acque che bruciano
Come il primo incubo
Dove il tempo gelido
Vanificò tutto.
I ramponi si alzano.
Il cuore insiste
E sprofonda con Shiroi e con me.
[...sveglia!...]
...non è altro che un sogno...
...la mia vita è un sogno...
...quel moccioso ora è un sogno...
...che gioca con gli eventi...
...finché il sogno è profondo...
Oh, mio angelo in volo
Ti ho cercata a lungo e ti trovo
Quaggiù, nel blu dei miei abissi.
Illudimi, con la tua pelle di seta,
Raffreddami coi tuoi occhi di ghiaccio,
Fammi scoprire quello che sarò: un lampo!
Non aver pietà.
Solo così dal profondo del pudore l’adrenalina in corpo esploderà.
La prima spinta
Nasconde sempre un po’ di rimpianto.
E la seconda
È divertente come un trapianto.
Ma dalla terza
Tutto sembra...in discesa...
...e risalgo...
I due naufragarono a Nantucket,
Due costole rotte e sei punti all’orgoglio.
Da diversi mesi a sfidare il fato,
Il loro equipaggio è disperso nel vento.
La bestia omicida continua a salvare la specie, la sua.
È il 9 di Aprile quando si incontrarono a caso nel bar.
Uno sguardo, un saluto e due calci perché
Laggiù nell’angolo un angelo rosso
Non sembrava voler rispettare l’esito dei dadi.
A fine serata Shiroi collassò
L’umore ritornò bianco
Ma al suo risveglio la nave era già in alto mare.
Le lance scalfirono
Le acque che bruciano
Come il primo incubo
Dove il tempo gelido
Vanificò tutto.
Le spere risuonano.
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3. |
Ragnarök
10:10
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- Atto I -
Ogni guardia reale allude all’avidità.
Lei, circospetta,
Intuisce qualcosa che turba il suo formicaio.
- Atto II -
L’esule giunge all’alba.
Il suo cuore compie un balzo
E dopo un attimo nutre le ambizioni dirette a nord,
Anche se è ancora a corto di cibo.
[NASCE] Un’altra anima libera
[CRESCE] Spingendo sempre i limiti
[MUORE] Per poi tornare polvere
Questo è il suo destino stabilito dalle Parche.
“Io Regina salverò il regno,
Io Soldato cambierò il mondo”.
“Marcio senza un’incertezza
Freno ogni gioia o rancore.
Spendo forse in un’altra vita
Il tempo a pensare per ore.
Sento la mia mente volare,
Nulla devia la concentrazione.
Se la mia opinione trascina
La colonia, sono un eroe.”
[NASCE] Un’altra anima pura
[CRESCE] Sempre più impegnata
[MUORE] Si mischia ad altra polvere
Questo è il suo destino stabilito dalle Parche.
Sento la coscienza di chi
È condannato a esser solo:
“Modesto parere il mio, santo Dio,
Sto sacrificando di tutto
Ma non sento più
Aria arrivare al cervello.
Non vedo più umiltà
In questa società.
- Atto III -
La sveglia ricomincia a suonare
E le operaie si mettono in fila per supplicar
La più quotata divinità
Che mastica produttività,
E sputa l’illusione di poter diventar
Fertili e prestanti,
Più benestanti come regine.
Basta impegnarsi sempre più degli altri.
Colmo di fatalità l’atto quarto
Per chi ha le ali e osserva a distanza.
Allena il tetro istinto verso il rischio,
Compromette l’autorità della regina ignara.
Io Operaia volerò presto.
Io Alata conquisterò tutto.
L’insicurezza
Ora è diffusa.
Unisce i servi,
Separa la colonia.
[NASCE] Un’altra anima innocua
[CRESCE] E matura dentro odio
[MUORE] Lontana da altra polvere.
Questo è il suo destino stabilito dalle Parche.
Sento la coscienza di chi
È condannato al lavoro:
“Consumo i miei sogni,
Sempre agli ordini di tutti tranne che me stesso,
Bruciando tutta
L’aria come un cero.
Arrivo al tramonto
Col fiato sul collo e il fegato pieno
D’aria mista a terra e veleno.
Non provo più pietà
Per questa società”
La collisione di divinità cresce e sconvolge
La comunità in un’epoca che tende all’ultimo atto.
Nella colonia
Ogni formica sviluppa la mente distante dal corpo.
Nel continente
Ogni colonia cura gli interessi soltanto del vertice.
E si auto-congratula della politica
Che rende i figli dinamici e prestanti,
Virtuosi e trascendenti di ogni etica.
Superficialità
Di legami
- veloci ed utilitari -
Di contenuti
- astorici e orizzontali –
Del buon riposo
- c’è sempre più da imparare –
Di un sistema
- destinato all’implosione –
Delle persone
- automi da prestazione –
Del buon senso
che striscia stanco e pieno di nostalgia.
In memoria del sangue versato,
E del piacere della spontaneità.
In memoria del caldo camino,
E del freddo secco della città.
“Spento, tiepido, senza emozioni”
[One-Two, Smart Attack]
“Marcio subdolo in più direzioni”
[One-Two, Smart Attack]
“Me ne frego delle tue opinioni”
[One-Two, Smart Attack]
“Spacco il guscio, la Storia è un tabù”
[One-Two, Smart Attack]
“Il mio tempo è un prezioso tesoro”
[One-Two, Smart Attack]
“Ogni sguardo è invidioso di me”
[One-Two, Smart Attack]
“Plasmo e impongo una nuova realtà”
[One-Two, Smart Attack]
“Freno e spingo fardelli viventi”
[One-Two, Smart Attack]
“Cado e godo della libertà”
[One-Two, Smart Attack]
“Zampe in piena produttività”
[One-Two, Smart Attack]
“Sguardo fisso nel letto di pietra”
[One-Two, Smart Attack]
“Creo dai numeri il prossimo beat”
[One-Two, Smart Attack]
“Fingo e contagio positività”
[One-Two, Smart Attack]
“Programmo empatia”
[One-Two, Smart Attack]
“Ora è inutile tornare indietro”
[One-Two, Smart Attack]
“Mordo il ritmo e il rimpianto,
Questo è il mio destino stabilito dalle Parche”.
Incarno la coscienza di chi
È condannato al silenzio.
Libero la gola dal presente
E accenno un respiro.
Quel filo teso è il mio.
Eccomi saltare giù dal fosso
Pensando al male che alla mia famiglia porterà.
Proseguo la mia strada che è esattamente l’opposto
Di chi ha pensato che il suicidio aiuterà.
La pressione è alta come un razzo,
Non c’è più spazio per un briciolo di novità.
So solo che è uno sbaglio zittire il mio crudele mostro
Ed anche offuscare il bene dell’altra metà.
Proteggo la coscienza di chi
Ha un puro sorriso.
Proteggo la coscienza di chi
Mantiene il pudore.
Proteggo la coscienza di chi
Protegge i suoi figli.
Invoco il fiato di tutti
Per un grande flusso
D’Aria
Per spazzare il falso adesso a colpi
D’Aria
Per nutrire un mondo rimasto
Senza Storia,
Senza Umiltà,
Senza Verità,
Senza Qualità,
Senz’Aria
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4. |
Mörgæs Ríki
11:00
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Bora, ed incanto,
E rispettoso conforto
Nella pagina bianca dell’uomo.
Bianca
Come un buon inizio,
Così bianco
Che un cuore può cantar.
Bianca,
Come un paradosso,
Così bianco
Che il vento può cantar.
Bianca
Come cristalli di neve
Così bianchi
Che possono cantar.
Bianca
Come le nuvole,
Così bianche
Che la terra può cantar.
Bianca
Come il principio,
Così bianco
Che il tuono può cantar.
Bianca
Come un lago di ghiaccio,
Così bianco
Che la pioggia può cantar.
Forza ancestrale
Di un’era glaciale,
Ora l’ecosistema è guarito.
Canto corale
Degli elementi,
Ora l’ecosistema è sano.
E all’alba
Della nuova epoca,
Le creature si svegliano.
Primogenita dell’Acqua:
Diffondi protezione e conforto.
Moglie e madre al tempo stesso.
Espanditi nel tuo stato di quiete.
E nuota senza battere la testa,
Con la tua unica sensibilità.
La più sublime musica è tua,
Figlia del silenzio.
Primogenito della Terra:
Diffondi quell’orgoglio di chi
Può spostare le montagne
E costruire muri.
Servo dei tuoi istinti.
Primogeniti dell’Aria:
Sostenete il disaccordo e la voglia di cambiar.
Resistendo a ferite ed insulti.
Forse un giorno dormirete anche voi.
E tu, Uomo,
Non restare inespresso,
Non te lo meriti.
L’apocalisse è avvenuta soltanto grazie a te.
E tu, Uomo,
Non restare rinchiuso
Nei tuoi confini,
Hai l’aria affaticata.
Sfoga il disagio con la parola.
E tu, Uomo,
Puoi evitar la corruzione
Di una vita da schiavo.
Illusione che può darti solo l’Arte.
E tu, Uomo,
Lasciati sedurre dal Ritmo.
Puoi provare il piacere
Di un incantesimo ipnagogico.
Tuona la tranquillità
La psiche nuota nell’aria,
Ha nostalgia delle regole.
Senza scelte,
L’uomo nello spazio immenso
Resta immobile.
E l’immobilità
Comporta
Progresso tecnologico.
L’immobile progresso.
Un passo verso un’ulteriore
Genesi.
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5. |
Rencontre Germinal
10:00
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Finalmente sono solo con te,
Avrei tante cose da dirti ancora.
Stento a credere alla strada che
Si intravede volgendo lo sguardo indietro.
Le avventure in cui ho combattuto
Diventan favole.
E disperdono sabbia nel vento
In questo luogo asettico con tono acrilico,
Non-sense.
Un canto lungo e sospeso
Mai pericoloso abbastanza
Da prendere il volo
O rotolar giù nel burrone
Quando la decenza implorava perdono.
Almeno tra noi c’è intesa,
Inizio dal principio.
Lo senti un ululato che veloce più di un missile
Rimbalza da quel muro eretto nel niente.
Forse capita anche a te di oltrepassare il limite
Quando la solitudine brucia l’istante
E ingrossa occhiaie, pupille,
Parole convinte ripiene di noia.
Puro sadismo e misantropia
Fanno spesso da antidoto all’odio.
Qui nessuno ci giudica,
Concediamoci uno sgarro.
Traguardi, ricatti, menzogne e ipocrisie
È tutto archiviato nel vento che bestemmia
E soffia tra i residui di una storia,
E soffia tra le ossa putride,
E soffia nella tua carne che poi è anche la mia.
Non farti strane idee, bisogna pur parlare.
Bisogna pur parlare.
Siamo vermi che strisciano
Tra i resti di una malattia.
Mettiti comodo, serviti dal mio bicchiere e versane tanto.
Il sangue umano di poco valore dovrebbe durare di più.
Pezzi di lingua e dita dei piedi sembra che stiano finendo.
In base ai miei calcoli un altro villaggio marcisce sei chilometri a sud.
Sento del divertimento,
Il tuo atteggiamento pacato è uno spasso,
Non percepivo tutto questo entusiasmo
Dal fatale incendio che spinse la folla a lottar col...
- Fuoco - è tutto quel che ricordo
- Fuoco - prima di incontrare te.
- Fuoco - Il rogo degli opulenti,
- Fuoco - le chiese scoppietanti.
Piromani impazziti e megalomani impotenti
Ridevan di un gusto coinvolgente.
Virtuale intesa e quadruplice alleanza
Contro il fu pilastro del mondo.
Suicidi, anime perse, fate turchine che sposano orchi.
Complessità dell’ascesa del lato più asociale dell’uomo.
Legittimazione dell’uso spietato di opportunismo e bugie
Ed ora è tutto piatto, piatto, piatto, piatto.
Ho un trauma cranico e non penso di ricordar il tuo nome.
Aggiungi un dolore al petto, non riesco nemmeno a sboccare.
Sfocato il mondo appare, ho appena ingoiato sei denti.
Con un ago conficcato nell’occhio,
Chiedo l’eutanasia.
Ehy,
È tutto finito.
Stavi cascando di nuovo
Nel tuo oblio.
Tu ed io
Siam parte di un unico individuo.
Sii le mie gambe che io sarò il tuo fiato.
Sii la mia retina che io sarò il senso.
Sii il mio coraggio che io sarò la spinta.
So che può sembrare strano,
Ma siamo gli unici rimasti.
E come un serpente disturbi nuovamente il sogno.
Sobbalzo di nuovo al sentire il tuo alito contro il mio orecchio.
Ora che tutti sono scomparsi
Non ha più senso gridare.
Il rumore della polvere che cade
Scandisce il ritmo di pensieri contorti.
E scarichi. Nuovi istinti omicidi.
Parole a caso. Brama di istinti e di vanità.
Ma arriva il momento del colpo basso.
Svuotato e stanco di stare solo
Mi alzo e cammino verso il soggiorno,
Registro parole che tanto nessuno ascolterà.
Scrivendo solo per me stesso ho perso l’attimo nel flusso che
Subdolo ha portato via il mondo e gli altri.
Rinchiuso e fisso nei meccanici pensieri digitali
Non mi accorgevo di aver perso il mondo e gli altri.
È troppo tardi ormai, ogni città è fantasma.
Straborda di macerie sopravvissute al niente.
Sopportiamo in silenzio.
Un viscido liquame entra nei pori e regola
La nostra integrità.
Respira a più non posso i vari cumuli di gas,
Magari è proprio quello che cercavamo da una vita.
Prendere o lasciare: la legge del terrore.
Si espande orizzontale il giudizio universale.
Sogno perturbante in un luogo deturpato
Di tutto il suo calore a meno che non salti.
L’umana ispirazione cosa fa – Salta!
Una volta esploso il mondo tutto il vero viene espresso.
L’umana evoluzione cosa fa – Salta!
Al momento del verdetto rasentato molto spesso.
E noi in tutto questo siamo briciole.
Finale più che allegro di una satira
Dallo stile iperbolico e retorico.
Veniamo al punto e digeriamo il ritmo
Che il blaterare a caso è forse sintomo di pazzia.
Intravedo già la cima della torre,
Tra un po’ non parleremo più la stessa lingua:
È prassi tra i registi riciclar la storia.
E qui sul fiume Eufrate
Celebriamo l’estasi.
Godiamo fino in fondo i nostri istanti.
Mordiamoci a vicenda come dei vermi
Rubiamo, svaligiamo, distruggiamo
A quanto pare siamo soli in questo mondo.
Brindiamo al nostro specchio.
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6. |
Garbanotos Mintys
05:47
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Senza rumore è l’insidiosa favola
Di una manciata di ore insieme che riscalda l’anima.
Schiva e taciturna, percepisco l’attrazione che
Resiste all’odio ed alle tempeste.
Un sorriso cinico e becero umorismo per coprir
La nuda e cruda verità:
Da quel giorno sadico la maledizione su di me
È scesa come un tuono in mezzo agli occhi.
Continua senza di me,
Corri e non guardare indietro.
Vai via, scappa e salvati.
Veglierò su di te intrappolato
In me stesso e nei guai.
Lasciami qui.
Tra le viscide mura giallastre
E le rocce schizzate di sangue.
Tra i ruscelli di lava
Che scorrono di fianco alla nuova prigione.
Il mio corpo è bloccato da un masso
Che inchioda la mente nel vuoto.
Non riuscirò mai a starti dietro così.
Preferisco star qui a contemplare
Il tuo suadente orgoglio.
Come fenice nutri i miei incubi.
E vola libera,
Io prima o poi camminerò...
Sui carboni
Come mi hai insegnato tu.
Con l’aiuto dell’odio
E di tutti gli elementi:
Il fuoco riaccende i grigi istinti,
Il ghiaccio sprona determinazione.
Da questo inferno posso trasformare l’ira
In forza propulsiva verso te.
Contro le trappole del tempo,
A cuore aperto grido il nostro sdegno.
Nessun risentimento, un unico rimpianto
Per non aver inciso il nostro sogno.
Ora sei sempre più diversa.
Ora sei sempre più sfocata.
Ora sei sempre più lontana
Nell’essermi vicina.
La mia mente ora è con te
Riesco quasi a sentire il sapore della tua carne viva.
Tutto il fiato rimasto è il tuo,
Prima o poi te lo restituirò.
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7. |
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Verso l'orizzonte marcia a scatti e cigola,
La foresta nera espande il buio telo.
Denso il fango fresco ingoia e sputa l’entità
Di un tenente in fuga dal suo amato impero.
Trascina la sua ombra ormai da anni ed ansima
In codesto impuro luogo di abbandono.
Freme di avvistare orme di creatività
Per ricostruir la vena artistica.
Traballante nei suoi passi,
Il crudel passato lo perseguita.
Spettri cinici deridono ogni tentativo.
Di avanzare o ritirarsi,
Di raggiungere l’inferno o l’aldilà,
Di accettare le sembianze di ogni identità.
Notti insonni a rotolarsi, convulsioni da manuale
Piroette tra i sentieri e sangue perso.
Tutto questo per raggiungere lo stadio primordiale
Di animale rozzo e tonto ma sociale.
Le ferite sulle braccia emanano una luce blu
Che brucia, fa male, corrode.
La carne viva è incandescente, il resto è fumo nauseante
E fu il limite della sopportazione.
Il fastidio prende forma
Uno sciame di locuste sbuca
Grida, salta e avanza in senso circolare.
Inibiti i movimenti,
L’intento è di portarlo al loro nido.
Si sa, gli insetti agiscono per interesse.
Dopo un’ora di travaglio
Prende i sensi avvolto da una nuvola.
Una spinta lo fa piovere sul suolo.
Il buio pesto si fa denso,
Geometrie di forme in climax.
La febbrile involuzione del terrore.
Visioni di guerra tra nubi di polvere e un vuoto edificio
Dismesso che sembra un riparo sicuro per qualche minuto.
Bisogna evitare la pioggia di bombe, sonora tempesta.
Sembra di impazzire, un ultimo sforzo e poi via dal rumore.
Coperto in trincea, un sospiro si mescola al pianto nascosto.
Legami di sangue da salvaguardare e proteggere ad ogni costo.
Un dolore crescente nel petto e un pensiero
Su quanto sia labile il sottile filo che lega l’umore
Dall’estasi alla perdizione.
Perso. Se ti senti perso è buon segno.
L’ho consigliato io.
Se riesci anche a mangiar la terra e prendere a pugni l’anima
Riuscirai a farmi contento.
Prendersela col presente e col passato
È una scusa da pigri, non porterà mai a niente.
Piuttosto dimmi perché
Non riesci ad andar via dall’incantesimo di ciò che ti circonda.
Piuttosto dimmi perché
Tratti i tuoi compagni come un insieme di carne ed ossa.
Piuttosto dimmi perché
Non ti sei ancora espresso ma fai finta di sorridere.
Sono la voce interiore che disturba
Sono la volontà che mette sempre in discussione
Sono la tenacia di chi affronta la tempesta
Sono il nemico di chi ha solo una risposta
Sono il motore del tuo battito che arranca
Sono il riflesso del fuoco dei tuoi occhi
Sono metafora di ciò che ti circonda
Sono il megafono dei desideri.
Come rugiada rinfreschi la mia anima
Come candela illumini il pozzo
Come il silenzio diffondi conforto
Come un tuono ruggisci carisma
Come poesia sospendi il tempo
Come una musa amplifichi i sensi
Come un diamante apporti valore
Fin quando respiri, sei parte del gioco.
Libera
La tua
Simmetrica
Volontà
Ho voglia di imparare a usare la testa.
Ho voglia di trovarti e stringerti per ore.
Sento di dover mollare la festa.
Colgo l’occasione per ribadire il mio prestigio.
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8. |
Παρρησία (Parresìa)
06:36
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Giunti alla fine
Sarò sincero con voi
Quello che fate
Non porterà a niente,
A meno che
Non venga usato
Un po’ di buon senso.
Quello che fate non diverte,
A meno che non
Contraddica tutto.
Un messaggio alle future generazioni irresponsabili
Quel che conta è sempre espresso da chi è più vecchio di voi.
Tutto è nero o bianco, nulla è il vero assoluto, diffidate.
Grazie ad onore e distanza potrete superare i frequenti momenti di vuoto.
Quando sentite
Che tutto è sbagliato
Quando i rimpianti
Ricopron la parte di voi debole.
Perché in fondo siete deboli
La forza sta oltre quel fondo.
Non solo a spingere i limiti ma anche
A prendervi cura degli altri.
Quante volte a tu per tu con una strada a più direzioni
Scelgono arroganza ed istinto.
E quante volte la felicità immediata (un bene di lusso)
Nel lungo termine si è trasformata in rovina.
Tutto quel che rende felici adesso
È soltanto anestetico e disillusione.
Figli di un’epoca lineare, tranquilla noia.
Figli di un’epoca storta,
Dove un rifugio sembra il più sensato dei beni,
L’affanno e un rincorrersi in tondo
Che rende persone come criceti.
Chiunque è illuso di accedere al mondo
Legandosi a un muro con catene spesse, in ginocchio.
I lupi del capitalismo che buttan mangime dall’alto.
E Giunge
Il grigio
Spettro e
Cala
Il buio
Manto e
Brucia
Il saggio
Cervello e
Muore
Il rotto
Inconscio
Uno stato sospeso
Che trascina all’inferno
Fa di voi un sepolcro
Per un labile corpo
Lacerato da un Dio
Che nulla ha concesso al di fuori dal guscio
Di retorica che
È solida, antica e di pietra.
Come un freddo ruscello
Avrebbe dovuto adattarsi.
Come un soffio di vento
Avrebbe dovuto intuire l’inganno e spazzare le nuvole,
Per portare la pioggia in posti più aridi
Che assorbono l’acqua per rilanciarla nel flusso.
Ma si sa,
La natura
È perfetta
Come voi.
L’amaro sangue è indispensabile.
Il piacere di uno sguardo illeso.
La fine di una transizione
È l’inizio di un’altra.
Non mettere a tacere il nero del tuo bene
E non soffocare il bianco del tuo male.
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9. |
L'Ultimo Uomo
08:10
|
Slow Wave Sleep Paris, France
Slow Wave Sleep (SWS) is an electronic/alternative act based on a fictional story created by the Italian guitarist/producer Emilio Larocca.
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