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Natura Morta (album)

by Slow Wave Sleep

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1.
Con le lacrime agli occhi Vengo al mondo diversi anni fa. E con quelle lacrime ancora Prendo forza per essere qua. M’incanta. Stesa sul letto, tremante, mia madre sa già sovrastare il travaglio. Il medico entra in sala impacciato. Io piango e urlo e godo Col cordone staccato e col male che fa. Vorrei rientrare lì dentro e non uscir più. - E la pelle brucia - Rumori e fastidio. Non sento più il caldo che avvolge la pelle che - Brucia - Scolpiti i miei primi passi. Come la neve che cade sul monte del re Osservo estasiato le strade infinite. Confusione costante. Sento quasi un sibilo di voci lontane, Vedo opaco il brivido del mio sangue. Già da allora cedo alla strana attrazione del lato più bianco del nero: Un fiume in piena costante che non dorme mai. I miei occhi affamati non trovan conforto. Si bloccano, una volta scovato in quelli dei miei. Sento freddo. Il cuore ha bisogno di un battito energico Contro il tempo che spinge l’umore più in giù. Non c’é scampo all’apatico senso di vuoto che provo Ma non mi spengo: lasciatemi viver di più. (x3) Ed entro nella fase a spirale del mio primo sogno, La mente è sganciata, non seguo i lamenti dell’aria. Lupi e Dragoni s’ammazzano, sbraitano e incrociano fauci che in meno di un attimo Infrangono i muri, bucan gli scudi di truppe nemiche all’assalto. E nasce, cresce, striscia, l’insetto interiore striscia Incarnando il mio rancore latente e costante. Il sogno finisce in un mare azzurro e ancestrale in cui far nuotare i ricordi E la pace dei sensi. Correre – Soltanto in salita Correre – Gustando il sudore Correre – Per stendere i nervi Correre – Pensando ai suoi occhi Correre – Nella notte scura Correre – Col gelo nell’aria Correre – Tra i boschi nativi Correre – Verso la fontana Stringere – La vita coi denti Fondere – Il metallo con gli occhi Ridere – Di tutti i miei sbagli Scrivere – Il canto degli angeli Perdere – Il senso del tempo Spingere – Il corpo già stanco Espandere – Il ritmo del fiato Vincere – Godersi il finale
2.
Si apre il sipario del grande galà, Mettiamo in scena la cruda realtà. Stormi di anime impure Raccontan le loro sciagure. Il nuovo successo virale: Dall’Asia all’America, agnostici o santi, Iscriviti, è gratis e lo sarà sempre. [Parla Arlecchino] “Con unghie affilate e sguardo truce Attendiamo in silenzio l’arrivo dell’oscurità. Dioniso e Saturno Evocano spettri dal basso Che spazzano via le menzogne, Che sciolgon da obblighi e rogne. La rivolta popolare Lenta e pesante Marcia, goffa e gratuita, Contro questo mondo di…” [Parlano Balanzone, Colombina, Meo Patacca, Capitan Fracassa, Pulcinella] “Shhhh!!! Brucia il contratto che non ti gratifica più.” “Brucia i regali inutili di chi ha solo debiti.” “E lancia con rabbia le arance Sui denti del politicante,” “Diffondi il tuo Vernacoliere.” “Tutto è lecito Se ti conformi Alla parata dei Liberi.” Nanna-nnarannarannà Sfilata di ali di cera Per volar nel blu dipinto di blu. Groviglio di fili di Arianna Per sognare ancora il bel tempo che fu. Vado al centro del labirinto, Il Minotauro mi sfida e lo stronco. Un Oracolo dal pavimento Sbuca ed invita a tutti i presenti A dargli la mano E sputar negatività [Parla Rèfles] Io gli dico che son stanco Quel che è fatto è fatto. Inutile fare la predica Ho avuto un sacco di tempo. Per esprimermi, per amarla, Per illudermi di cercarla, Persino per governare. Non mi resta che ingoiare il rospo Tingere tre strisce in volto, Ed unirmi al coro.” Nanna-nnarannarannà [Frazze] A voi ricchi attaccabrighe, La casacca con le righe. A voi tutti operai, Niente soldi, solo guai. A te grande sognatore Che hai inventato le parole: Briga pure quanto vuoi Ma i felici siamo noi. Bambini e operai, artisti e mercanti, Custodi di spontaneità. Lo squillo di trombe annuncia Il rituale che tutti noi riscatterà. Uniamo le voci e cantiamo Le gesta gloriose di sua Maestà! Viva Carnevale! Viva Carnevale! Di grande virtù, Sovrano corretto, Non come quei furbi in Parlamento. Viva Carnevale! Viva Carnevale! Che suona col cuore ogni strumento E canta canzoni non per tornaconto. Viva Carnevale! Viva Carnevale! Amico fedele ed amante sincero, Accoglie con gioia l’educato straniero. Viva Carnevale! Viva Carnevale! Che parla con gli alberi ed ascolta il mare, Si reca in città non soltanto per bere. Viva Carnevale! Viva Carnevale! La fine consueta Del rito prevede Il gesto spietato Di purificazione. Brucia Carnevale Fuoco a Carnevale! Oh demoni eterni, Nel nome del Vero, Noi tutti vi offriamo Il nostro Sovrano. Il fuoco che brucia la pelle Lo biasimerà. Il fuoco che brucia la brama Lo nobiliterà. Il fuoco che brucia lo spirito Lo rovinerà. Fiamma che ricorda all’anima Tutte le volte che uno sguardo al passato Ci ha svincolato da ogni grattacapo, Che in fin dei conti un maestro è prezioso. Tutte le volte che uno sguardo sincero Ci dona il coraggio di un condottiero, Che fino ad un secondo fa era uno schiavo, Tutte le volte che uno sguardo interiore Ci piazza di fronte alle nostre paure, Che il senno di poi le farà celebrare. “Oggi ci mascheriamo di finta invadenza, Se la verità è una, la teniamo a distanza. Tra noi senza volto non conta chi vince, L’egoismo aspira soltanto alle mance. La fretta é rischiosa, distrae l’attenzione Dal vero valore di cose e persone. La stima acquisita col passaparola Sgranocchia i mercati di chi ha il cuore di pietra. Un plauso alla sfiga, ma non quella degli altri. A chi ci specula sopra, un calcio nei denti. Metafora e burla, non ci inganna la vista. Siamo i meno indicati alla carriera d’artista.”
3.
C’era una volta e c’è ancora un moccioso Che tra i bucanieri era il meno informato Sul dolce sapore di morbide labbra di donna. Il suo nome è Shiroi. Quel Quacchero del capitano Ismaele Ogni giorno lo stressa con compiti insulsi, Sfogando tutta la tensione di anni buttati. Nessuno parla di sé. Livida in lui La libertà Di chi ha furbizia E sa guidar La propria vita Ora in gabbia, Stile Dottor Aronnax. Con sguardo cinico E lucidità Lancia quei dadi Nella sfida Per la più avvenente Del primo bar. Presto si sbarca in città. È il sesto giorno del mese. C’è odor di muschio stantio, Fa un caldo porco. Giù nella stiva combatte i suoi demoni armato di penna. E quando le lettere iniziano a cantare, La voce del polveriere interrompe il flow. “Ehy, sangue del mio sangue, riesco a sentire Un presagio avverso costante, ma qui nessuno si fida di me. A cosa serve lottare contro un mare che lotta con noi” Tutt’a un tratto il coffiere avvista un mostro enorme a tribordo. Si alza il vento e le vele cominciano a tremare d’istinto. Lo sfiato è vicino e il cielo é sovrastato da un muro di suono, Da un muro di suono. Le lance scalfiscono Le acque che bruciano Come il primo incubo Dove il tempo gelido Vanificò tutto. I ramponi si alzano. Il cuore insiste E sprofonda con Shiroi e con me. [...sveglia!...] ...non è altro che un sogno... ...la mia vita è un sogno... ...quel moccioso ora è un sogno... ...che gioca con gli eventi... ...finché il sogno è profondo... Oh, mio angelo in volo Ti ho cercata a lungo e ti trovo Quaggiù, nel blu dei miei abissi. Illudimi, con la tua pelle di seta, Raffreddami coi tuoi occhi di ghiaccio, Fammi scoprire quello che sarò: un lampo! Non aver pietà. Solo così dal profondo del pudore l’adrenalina in corpo esploderà. La prima spinta Nasconde sempre un po’ di rimpianto. E la seconda È divertente come un trapianto. Ma dalla terza Tutto sembra...in discesa... ...e risalgo... I due naufragarono a Nantucket, Due costole rotte e sei punti all’orgoglio. Da diversi mesi a sfidare il fato, Il loro equipaggio è disperso nel vento. La bestia omicida continua a salvare la specie, la sua. È il 9 di Aprile quando si incontrarono a caso nel bar. Uno sguardo, un saluto e due calci perché Laggiù nell’angolo un angelo rosso Non sembrava voler rispettare l’esito dei dadi. A fine serata Shiroi collassò L’umore ritornò bianco Ma al suo risveglio la nave era già in alto mare. Le lance scalfirono Le acque che bruciano Come il primo incubo Dove il tempo gelido Vanificò tutto. Le spere risuonano.
4.
Senza rumore è l’insidiosa favola Di una manciata di ore insieme che riscalda l’anima. Schiva e taciturna, percepisco l’attrazione che Resiste all’odio ed alle tempeste. Un sorriso cinico e becero umorismo per coprir La nuda e cruda verità: Da quel giorno sadico la maledizione su di me È scesa come un tuono in mezzo agli occhi. Continua senza di me, Corri e non guardare indietro. Vai via, scappa e salvati. Veglierò su di te intrappolato In me stesso e nei guai. Lasciami qui. Tra le viscide mura giallastre E le rocce schizzate di sangue. Tra i ruscelli di lava Che scorrono di fianco alla nuova prigione. Il mio corpo é bloccato da un masso Che inchioda la mente nel vuoto. Non riuscirò mai a starti dietro così. Preferisco star qui a contemplare Il tuo suadente orgoglio. Come fenice nutri i miei incubi. E vola libera, Io prima o poi camminerò... Sui carboni Come mi hai insegnato tu. Con l’aiuto dell’odio E di tutti gli elementi: Il fuoco riaccende i grigi istinti, Il ghiaccio sprona determinazione. Da questo inferno posso trasformare l’ira In forza propulsiva verso te. Contro le trappole del tempo, A cuore aperto grido il nostro sdegno. Nessun risentimento, un unico rimpianto Per non aver inciso il nostro sogno. Ora sei sempre più diversa. Ora sei sempre più sfocata. Ora sei sempre più lontana Nell’essermi vicina. La mia mente ora è con te Riesco quasi a sentire il sapore della tua carne viva. Tutto il fiato rimasto è il tuo, Prima o poi te lo restituirò.
5.
- Atto I - Ogni guardia reale allude all’avidità. Lei, circospetta, Intuisce qualcosa che turba il suo formicaio. - Atto II - L’esule giunge all’alba. Il suo cuore compie un balzo E dopo un attimo nutre le ambizioni dirette a nord, Anche se è ancora a corto di cibo. [NASCE] Un’altra anima pura [CRESCE] Sempre più impegnata [MUORE] Si mischia ad altra polvere Questo è il suo destino stabilito dalle Parche. Sento la coscienza di chi È condannato a esser solo: “Modesto parere il mio, santo Dio, Sto sacrificando di tutto Ma non sento più Aria arrivare al cervello. Non vedo più umiltà In questa società. - Atto III - La sveglia ricomincia a suonare E le operaie si mettono in fila per supplicar La più quotata divinità Che mastica produttività, E sputa l’illusione di poter diventar Fertili e prestanti, Più benestanti come regine. Basta impegnarsi sempre più degli altri. Colmo di fatalità l’atto quarto Per chi ha le ali e osserva a distanza. Allena il tetro istinto verso il rischio, Compromette l’autorità della regina ignara. Io Operaia volerò presto. Io Alata conquisterò tutto. La collisione di divinità cresce e sconvolge La comunità in un’epoca che tende all’ultimo atto. In memoria del sangue versato, E del piacere della spontaneità. “Spento, tiepido, senza emozioni” [One-Two, Smart Attack] “Marcio subdolo in più direzioni” [One-Two, Smart Attack] “Plasmo e impongo una nuova realtà” [One-Two, Smart Attack] “Zampe in piena produttività” [One-Two, Smart Attack] “Ora è inutile tornare indietro” [One-Two, Smart Attack] “Mordo il ritmo e il rimpianto, Questo è il mio destino stabilito dalle Parche”. Incarno la coscienza di chi È condannato al silenzio. Libero la gola dal presente E accenno un respiro. Quel filo teso è il mio. ... Eccomi saltare giù dal fosso Pensando al male che alla mia famiglia porterà. Proseguo la mia strada che é esattamente l’opposto Di chi ha pensato che il suicidio aiuterà. La pressione è alta come un razzo, Non c’è più spazio per un briciolo di novità. So solo che è uno sbaglio zittire il mio crudele mostro Ed anche offuscare il bene dell’altra metà. Proteggo la coscienza di chi Ha un puro sorriso. Proteggo la coscienza di chi Mantiene il pudore. Proteggo la coscienza di chi Protegge i suoi figli. Invoco il fiato di tutti Per un grande flusso D’Aria Per spazzare il falso adesso a colpi D’Aria Per nutrire un mondo rimasto Senza Storia, Senza Umiltà, Senza Verità, Senza Qualità, Senz’Aria
6.
Cortigiani, vil razza dannata, Per qual prezzo vendeste il mio bene? A voi nulla per l'oro sconviene, Ma mia figlia è impagabil tesor. La rendete! o, se pur disarmata, Questa man per voi fora cruenta; Nulla in terra più l'uomo paventa, Se dei figli difende l'onor. Quella porta, assassini, m'aprite! Ah! voi tutti a me contro venite … piange Tutti contro me! ... Ah! Ebben, piango … Marullo ... Signore, Tu ch'hai l'alma gentil come il core, Dimmi tu ove l'hanno nascosta? È là ... non è vero? … Tu taci ... ahimè! ... Miei signori... perdono, pietate... Al vegliardo la figlia ridate ... Ridonarla a voi nulla ora costa, Tutto al mondo tal figlia è per me. Signori, perdono, pieta ... Ridate a me la figlia, Tutto al mondo tal figlia è per me. Pietà, pietà, Signori, pietà.
7.
[tic tac] Lieve scorre [tic tac] Nella testa [tic tac] La precarietà Mi chiedono cos’è questa faccia spenta Tendente al gotico che indosso in compagnia. Scusami un secondo, Ho una spina della trota in gola: Questo bicchiere ha bisogno di vino! Mi chiedono cos’è questa faccia tonta, Chi è troppo buono da qui prima o poi va via. Che coincidenza, Stamattina ho prenotato il volo: La grotta mi aspetta come da bambino! [tic tac, tic tac, tic tac] Sono in ritardo, Ma mi sembrava brutto andare via così. Ho già trent’anni, Non ho futuro, Ma in strada bene o male si accorgono di me. Capisco che c’è Una serie di regole, Non scritte, Per stare in mezzo alla società Sempre più complessa. Eppure sono ben lieto che Quel poco che ho dato Almeno è bastato A farti sorridere In questo disordine. Non vedi che Sei splendida se balli ritmi strani? Parla di te Ora che c’hai più ossigeno ai neuroni. Pensa che io Quasi morivo quando balbettavi, E ti dirò Se quel che dici è oscuro e a stento parli Mi fai sentire me. Maschere illusorie, Spesso coprono la nostra noia. Perché nascondersi Nella razionalità. Foreste di algoritmi Decidono quello da fare, Mangiare, Pensare, Persino chi amare. E noi scoiattoli In una tana in prestito. Fammi rosicchiare I tuoi impegni irrevocabili. Ti concederò un morso O forse due Della mia sana follia… …Che scuote le natiche! …Che sa di salsedine! …E che rende virale La voglia spaziale di te! Laggiù le stelle Suonano per noi. Concedimi un ballo E non far caso ai fischi. Io ti applaudirò.
8.
9.
La vita è un dono anche qua, Bastano due respiri a voltare pagina. La bella Kore non sa Che quel narciso bianco Ha il prezzo della libertà. E delicata come il fiore che raccoglierà Gode degli ultimi attimi di innocenza pura. Dall’alto dell’Olimpo il vertice approva l’accordo Col Cavaliere Oscuro, Sovrano delle ombre e di quel che rimane, Che in sposa la prenderà. Il cielo diventa rosso vermiglio, La terra trema, si rompe il sigillo, Spalanca l’uscio che porta all’Inferno, Sul fondo Ade che ride trionfante e la porta con sé. Chume, chum, geselle min Ih enbite harte din Ih enbite harte din Chume, chum, geselle min Suzer rosenvarwer munt Chum um mache mich gesunt Chum um mache mich gesunt Suzer rosenvarwer munt. Le urla strazianti di Kore Fanno vibrare tutte le campane. Arrivan dirette a Demetra, sua madre, Che ignara di tutto ghiaccia. Con gli occhi fardelli d’angoscia, Vaga da giorni in cerca della figlia. Al decimo, la Dea della Luna La conduce verso la verità. L’amore è debole Quando è indelebile, E se dipende da Ipocrita lealtà Denota asservimento E privazione. Perché un legame Rispetta Anche la solitudine. Sopra la sabbia cocente Le mani che prudono e sudano il senso Di una vita al controllo dei campi e dei frutti. Demetra ribolle di rabbia, Demetra è la furia. Per chi nasce con sangue divino, O per chi riempie di sogni il suo comodino, Arriverà un giorno in cui chi ha il potere Lo compiaceranno del lavoro svolto Nascondendo coltelli. Senza Kore è un morire, Lei senza la madre non sa respirare. Lo sposo rimane imperfetto, Con sbalzi d’umore, incapace poi di governare: Si sfoga sui morti! Forze opposte controllano il mondo, Quello divino è uno specchio, del resto. Quando un’azione turba l’equilibrio, Anche a fin di bene, deve tener conto Del suo contraccolpo Che ancora ritarda a venire Perché nel frattempo la disperazione Conduce Demetra ad un uscio In cui quattro fanciulle la accolgono in modo cordiale, Con poca pietà. Lei disse: “Scusate il disturbo, Ho un buco nel petto che il tempo mi ingrossa. Ho perso la casa, il lavoro e una figlia, Non riesco manco a immaginare il domani. Magari c’avete un’idea?” Quand’ecco che arriva la padrona Che salta alla grande le formalità E con disinvoltura accetta la proposta Di accoglierla in cambio di farle allevare Il neonato figlio. Distratte, le donne di casa In un primo momento non danno peso Al divino sguardo. Che ora è riacceso di felicità. [Demofonte Demo-fon-te] “Negli occhi tuoi sensibili, Nei gesti tuoi spontanei. Vallo a capire perché La vita è ben diversa Dagli occhi tuoi sensibili, Dai gesti tuoi spontanei. Devi venire con me, Qui sei sprecato. Grazie al mio sangue divino Potrai diventare un Dio.” In questa notte di Luna Miseria e fortuna si incontrano. Pelle unta d'ambrosia, Fiato e lingue di fuoco Per l’immortalità. Tra poco sarà bello e forte come lei. Sente una presenza che guarda la scena furente La madre del bimbo conferma i sospetti. Congeda Demetra e la caccia di casa tremante, Vendetta spietata lei prometterà: La sottomissione dell’uomo nel luogo di culto, E la sottomissione divina privando la Terra Di stabilità, Di fertilità, Di vitalità, Dei frutti del mar, Dei grilli E degli orsi. Insomma, Vuol rendere il mondo sterile. L’uomo per gli Dei è un grande vanto. È l’unico capro espiatorio Che agisce proprio come loro E copre i peccati di amianto. Della qual polvere innalza, Le statue agli dei dell’Olimpo. Zeus di scatto reagisce, E manda Mercurio dove tutto Riposa in pace. “Comprendo il pericolo urgente per l’umanità, Ora vola tra i vivi o mia bella, Tra due terzi di anno il tuo corpo potrò riabbracciar. Ho in cuore il riflesso”. L’amore è debole Quando è indelebile, E se dipende da Ipocrita lealtà Denota asservimento E privazione. Perché un legame Rispetta Anche la solitudine. Chume, chum, geselle min Ih enbite harte din Ih enbite harte din Chume, chum, geselle min Suzer rosenvarwer munt Chum um mache mich gesunt Chum um mache mich gesunt Suzer rosenvarwer munt.
10.
Verso l'orizzonte marcia a scatti e cigola, La foresta nera espande il buio telo. Denso il fango fresco ingoia e sputa l’entità Di un tenente in fuga dal suo amato impero. Trascina la sua ombra ormai da anni ed ansima In codesto impuro luogo di abbandono. Freme di avvistare orme di creatività Per ricostruir la vena artistica. Traballante nei suoi passi, Il crudel passato lo perseguita. Spettri cinici deridono ogni tentativo. Di avanzare o ritirarsi, Di raggiungere l’inferno o l’aldilà, Di accettare le sembianze di ogni identità. Notti insonni a rotolarsi, convulsioni da manuale Piroette tra i sentieri e sangue perso. Tutto questo per raggiungere lo stadio primordiale Di animale rozzo e tonto ma sociale. Le ferite sulle braccia emanano una luce blu Che brucia, fa male, corrode. La carne viva è incandescente, il resto è fumo nauseante E fu il limite della sopportazione. Il fastidio prende forma Uno sciame di locuste sbuca Grida, salta e avanza in senso circolare. Inibiti i movimenti, L’intento è di portarlo al loro nido. Si sa, gli insetti agiscono per interesse. Dopo un’ora di travaglio Prende i sensi avvolto da una nuvola. Una spinta lo fa piovere sul suolo. Il buio pesto si fa denso, Geometrie di forme in climax. La febbrile involuzione del terrore. Visioni di guerra tra nubi di polvere e un vuoto edificio Dismesso che sembra un riparo sicuro per qualche minuto. Bisogna evitare la pioggia di bombe, sonora tempesta. Sembra di impazzire, un ultimo sforzo e poi via dal rumore. Coperto in trincea, un sospiro si mescola al pianto nascosto. Legami di sangue da salvaguardare e proteggere ad ogni costo. Un dolore crescente nel petto e un pensiero Su quanto sia labile il sottile filo che lega l’umore Dall’estasi alla perdizione. Ho voglia di imparare a usare la testa. Ho voglia di trovarti e stringerti per ore. Sento di dover mollare la festa. Colgo l’occasione per ribadire il mio prestigio.
11.
Garuda Morta 02:04
Luce resta qui, O almeno non portarmi via le tenebre. Provo un senso di fastidio Soltanto al pensiero Di restare Nella mediocrità. Non odiarmi più, Ho avuto anch’io le mie buone ragioni Per considerare gioco Quello che ai tuoi occhi è un concentrato Di imbarazzo E megalomania. Mi sgretolerò Fino ad assomigliare A un puntino nero, Ad un elettrone, Alla forma più onesta che ho. E in tutti gli stadi Della presa a male Riscriverò sempre la stessa canzone Fin quando sarò parte di te. Voglio unire tutte le arti Voglio unire tutte le menti Voglio cambiare tutte le costanti E stavolta non m'importa più Se qualcuno si è offeso, Se qualcuno è sparito, Lasciandomi di nuovo solo col vuoto. Non è divertente volare Senza la paura di cadere giù?
12.
Luce, vieni qui. Non riesco più a parlare con gli spettri Se non la pianti Con la tua abitudine Di andartene nel buio. Placar l’anima mia: Un’altra sfida poco agevole Che porta a vivere Giornate alquanto assurde. Lei ha vinto l’apatia. Non ha più paura Ed ogni tanto mi sussura: “Ora tocca a te.” Mi dice che la via È piena di salite, scale, Porte, trabocchetti, Cascate di omertà. E che ognuno di noi Ha un solo modo incerto per entrare Nella stanza esagonale… …Casa dello spirito. C’è chi sale in scala mobile, Come la Tartaruga: “Scannatevi voialtri Io sto bene qua.” Non c’ha la pazienza per tentare Di camminare a vuoto. Come un sorcio, Pranzo ghiotto Per un gatto. E magari l’animale Del Terzo Sentiero In fondo è onesto e leale. Ma che sbatte e spacca sempre La sua testa, come me. È tempo di raccogliere Le briciole e portarle lì da te. Lassù Dove non c’è rumore. Lassù Dove l’ispirazione Segue la scia Della maturità, Che spesso manca A noi Millenials, Ancora di sicurezza interiore. L’animale della Quarta Via osserva Con furente ardore. Progenie di funesta ritorsione, Incrocio tra una iena e uno Sciacallo. Mi porge la sua zampa In segno di rispetto E con il petto in fuori mi dà garanzia Di fiducia. Dice che non si può andare oltre. Lo fisso con evidente stato ansioso, So bene che non si può fermare qui. Il mio viaggio, La mia vita, Tutto ha bisogno di un’ulteriore spinta Per riprendermi la volontà E per farmi amare dalle altre persone. Indietro non si torna. Lascio scorrere i pensieri Una volta tanto che vengono qui. Lui ascolta e tace Con diffidenza e spocchia, Ma a costo di oltraggiare un Dio Devo proseguire il gioco. L’oscurità Avvolge Le forme. L’eco Di una Vacca Che mastica Dietro di me. Borbotta Qualcosa D’incoraggiante. “Questa è la Quinta Via Dove tutto tace. Questa è la Quinta Via Dove tutto giace.” Apro gli occhi, è la prassi. Non è la prima volta che rischio così. Mi alzo come se fossi Un nano ubriaco coi doposcì. Ricordi di nuovo rimossi, Me ne frega il giusto So ancora l’abbiccì. Salto goffo tra i sassi Coi battiti cardiaci di un colibrì. I mezzi sono ormai scarsi Le parole sono estinte come i cd. Penso un po’ sul da farsi Il buio di prima nel nulla sparì. Per far posto alla catarsi. Di una nuova via. Celeste e bianco colorano Le pareti della stanza Che mi farà tornare umano E provare emozioni. Due passi in avanti, due passi Ed un altro indietro. L’avanzare lento Dei lungimiranti Sembra l’unica alternativa Per uscire da questo casino E procedere per gradi Chiudendo il cerchio. Sono me stesso Di nuovo io, Andando a passo di Granchio. Sento che adesso Potrò saltare giù Da questo palco.
13.
Giunti alla fine Sarò sincero con voi Quello che fate Non porterà a niente, A meno che Non venga usato Un po’ di buon senso. Quello che fate non diverte, A meno che non Contraddica tutto. Un messaggio alle future generazioni irresponsabili Quel che conta è sempre espresso da chi è più vecchio di voi. Tutto è nero o bianco, nulla è il vero assoluto, diffidate. Grazie ad onore e distanza potrete superare i frequenti momenti di vuoto. Quando sentite Che tutto è sbagliato Quando i rimpianti Ricopron la parte di voi debole. Perché in fondo siete deboli La forza sta oltre quel fondo. Non solo a spingere i limiti ma anche A prendervi cura degli altri. Quante volte a tu per tu con una strada a più direzioni Scelgono arroganza ed istinto. E quante volte la felicità immediata (un bene di lusso) Nel lungo termine si è trasformata in rovina. Tutto quel che rende felici adesso È soltanto anestetico e disillusione. Figli di un’epoca lineare, tranquilla noia. Figli di un’epoca storta, Dove un rifugio sembra il più sensato dei beni, L’affanno e un rincorrersi in tondo Che rende persone come criceti. Chiunque è illuso di accedere al mondo Legandosi a un muro con catene spesse, in ginocchio. I lupi del capitalismo che buttan mangime dall’alto. E Giunge Il grigio Spettro e Cala Il buio Manto e Brucia Il saggio Cervello e Muore Il rotto Inconscio Uno stato sospeso Che trascina all’inferno Fa di voi un sepolcro Per un labile corpo Lacerato da un Dio Che nulla ha concesso al di fuori dal guscio Di retorica che È solida, antica e di pietra. Come un freddo ruscello Avrebbe dovuto adattarsi. Come un soffio di vento Avrebbe dovuto intuire l’inganno e spazzare le nuvole, Per portare la pioggia in posti più aridi Che assorbono l’acqua per rilanciarla nel flusso. Ma si sa, La natura È perfetta Come voi. L’amaro sangue è indispensabile. Il piacere di uno sguardo illeso. La fine di una transizione È l’inizio di un’altra. Non mettere a tacere il nero del tuo bene E non soffocare il bianco del tuo male.
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about

Natura Morta is the eighth dream about Rèfles, and the first about Spiro: two fictional characters.

Rèfles is made of repressed emotions that wander in a single direction in the form of black plasma to be gathered in a liquid mass: his body. He has acquired over time his own consciousness and lives in a parallel dimension together with other Archetypes. He can communicate with humans only through dreams and art.

Rèfles recently escaped into Spiro’s body to give emotions back to humans. Spiro can easily travel between Planet Earth and Planet Vena, a parallel dimension where there’s no air, no money and no death.

A fragment of Rèfles hasn't purposely descended on Earth for monitoring Spiro's actions and to kill him eventually if he doesn't fulfill his mission. On its first eight weeks among us, it goes in and out of dead animals and plants to steal their memories.

credits

released October 31, 2020

Written, produced, mixed and mastered by Emilio Larocca Conte.
Artwork by Giuseppe Cosentino inspired by the painting "Caccia alla volpe" by Emilio Larocca sr.

Published by AR Recordings.

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about

Slow Wave Sleep Paris, France

Slow Wave Sleep (SWS) is an alternative/electronic act based on a fictional story created by Italian producer/guitarist Emilio Larocca.

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