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1. |
Fiore di Loto
04:13
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Notte buia fa che la mia voce
Vibri in tutte quelle teste vuote.
E non mi importa quali siano le parole,
Tanto la libertà ora costa più del sangue.
Notte buia fa che la mia mano
Butti giù palazzi e monumenti.
Musa eterea, non ne hai avuto mai bisogno.
Gridalo con me quando il sole ti nasconderà.
Il mio tormento
Ti affido da quaggiù,
È la cosa più cara che ho.
Facci un disco
O tienilo per te.
Insudicia il creato, oppure brucialo,
Basta che arrivi a lei.
I soldi e le città:
Immaginazione,
Se poi dimentico
Chi è il mio angelo custode.
Genesi.
L’alba arriverà, ma non svegliarmi.
Sta per iniziar lo stesso sogno.
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2. |
Caveat Emptor
06:59
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Con le lacrime agli occhi
Vengo al mondo diversi anni fa.
E con quelle lacrime ancora
Prendo forza per essere qua.
M’incanta.
Stesa sul letto, tremante, mia madre sa già sopportare il travaglio.
Il medico entra in sala impacciato.
Io piango e urlo e godo
Col cordone staccato e col male che fa.
Vorrei rientrare lì dentro e non uscir più.
- E la pelle brucia -
Rumori e fastidio.
Non sento più il caldo che avvolge la pelle che
- Brucia -
Scolpiti i miei primi passi.
Come la neve che cade sul monte del re
Osservo estasiato le strade infinite.
Confusione costante.
Sento quasi un sibilo di voci lontane,
Vedo opaco il brivido del mio sangue.
Già da allora cedo alla strana attrazione del lato più bianco del nero:
Un fiume in piena costante che non dorme mai.
I miei occhi affamati non trovan conforto.
Si bloccano, una volta scovato in quelli dei miei.
Sento freddo.
Il cuore ha bisogno di un battito energico
Contro il tempo
che spinge l’umore più in giù.
Non c’è scampo
all’apatico senso di vuoto che provo
Ma non mi spengo:
lasciatemi viver di più. (x3)
Ed entro nella fase a spirale del mio primo sogno,
La mente è sganciata, non seguo i lamenti dell’aria.
Lupi e Dragoni s’ammazzano, sbraitano e incrociano fauci che in meno di un attimo
Infrangono i muri, bucan gli scudi di truppe nemiche all’assalto.
E nasce, cresce, striscia, l’insetto interiore striscia
Incarnando il mio rancore latente e costante.
Il sogno finisce in mare azzurro e ancestrale in cui far nuotare i ricordi
E la pace dei sensi.
Correre – Soltanto in salita
Correre – Gustando il sudore
Correre – Per stendere i nervi
Correre – Pensando ai suoi occhi
Correre – Nella notte scura
Correre – Col gelo nell’aria
Correre – Tra i boschi nativi
Correre – Verso la fontana
Stringere – La vita coi denti
Fondere – Il metallo con gli occhi
Ridere – Di tutti i miei sbagli
Scrivere – Il canto degli angeli
Perdere – Il senso del tempo
Spingere – Il corpo già stanco
Espandere – Il ritmo del fiato
Vincere – Godersi il finale
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3. |
Ragnarök
05:10
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– Atto I –
Ogni guardia reale allude all’avidità.
Lei, circospetta,
Intuisce qualcosa che turba il suo formicaio.
– Atto II –
L’esule giunge all’alba.
Il suo cuore compie un balzo
E dopo un attimo nutre le ambizioni dirette a nord,
Anche se è ancora a corto di cibo.
[NASCE] Un’altra anima pura
[CRESCE] Sempre più impegnata
[MUORE] Si mischia ad altra polvere
Questo è il suo destino stabilito dalle Parche.
Sento la coscienza di chi
È condannato a esser solo:
“Modesto parere il mio, santo Dio,
Sto sacrificando di tutto
Ma non sento più
Aria arrivare al cervello.
Non vedo più umiltà
In questa società.
– Atto III –
La sveglia ricomincia a suonare
E le operaie si mettono in fila per supplicar
La più quotata divinità
Che mastica produttività,
E sputa l’illusione di poter diventar
Fertili e prestanti,
Più benestanti come regine.
Basta impegnarsi sempre più degli altri.
Colmo di fatalità l’atto quarto
Per chi ha le ali e osserva a distanza.
Allena il tetro istinto verso il rischio,
Compromette l’autorità della regina ignara.
Io Operaia volerò presto.
Io Alata conquisterò tutto.
La collisione di divinità cresce e sconvolge
La comunità in un’epoca che tende all’ultimo atto.
In memoria del sangue versato,
E del piacere della spontaneità.
In memoria del caldo camino,
E del freddo secco della città.
Sento la coscienza di chi
È condannato al silenzio.
Libero la gola dal presente
E accenno un respiro.
Quel filo teso è il mio.
Eccomi saltare giù dal fosso
Pensando al male che alla mia famiglia porterà.
Proseguo la mia strada che è esattamente l’opposto
Di chi ha pensato che il suicidio aiuterà.
La pressione è alta come un razzo,
Non c’è più spazio per un briciolo di novità.
So solo che è uno sbaglio zittire il mio crudele mostro
Ed anche offuscare il bene dell’altra metà.
Proteggo la coscienza di chi
Ha un puro sorriso.
Proteggo la coscienza di chi
Mantiene il pudore.
Proteggo la coscienza di chi
Protegge i suoi figli.
Invoco il fiato di tutti
Per un grande flusso
D’aria
Per spazzare il falso adesso a colpi
D’aria
Per nutrire un mondo rimasto
Senza storia,
Senza umiltà,
Senza verità,
Senza qualità,
Senz’aria
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4. |
Shiroi
11:17
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C’era una volta e c’è ancora un moccioso
Che tra i bucanieri era il meno informato
Sul dolce sapore di morbide labbra di donna.
Il suo nome è Shiroi.
Quel Quacchero del capitano Ismaele
Ogni giorno lo stressa con compiti insulsi,
Sfogando tutta la tensione di anni buttati.
Nessuno parla di sé.
Livida in lui
La libertà
Di chi ha furbizia
E sa guidar
La propria vita
Ora in gabbia,
Stile Dottor Aronnax.
Con sguardo cinico
E lucidità
Lancia quei dadi
Nella sfida
Per la più avvenente
Del primo bar.
Presto si sbarca in città.
È il sesto giorno del mese.
C’è odor di muschio stantio,
Fa un caldo porco.
Giù nella stiva combatte i suoi demoni armato di penna.
E quando le lettere iniziano a cantare,
La voce del polveriere interrompe il flow.
“Ehy, sangue del mio sangue, riesco a sentire
Un presagio avverso costante, ma qui nessuno si fida di me.
A cosa serve lottare contro un mare che lotta con noi”
Tutt’a un tratto il coffiere avvista un mostro enorme a tribordo.
Si alza il vento e le vele cominciano a tremare d’istinto.
Lo sfiato è vicino e il cielo è sovrastato da un muro di suono,
Da un muro di suono.
Le lance scalfiscono
Le acque che bruciano
Come il primo incubo
Dove il tempo gelido
Vanificò tutto.
I ramponi si alzano.
Il cuore insiste
E sprofonda con Shiroi e con me.
[...sveglia!...]
...non è altro che un sogno...
...la mia vita ora è un sogno...
...quel moccioso ora è un sogno...
...che gioca con gli eventi...
...finché il sonno è profondo...
Oh, mio angelo in volo
Ti ho cercata a lungo e ti trovo
Quaggiù, nel blu dei miei abissi.
Illudimi, con la tua pelle di seta,
Raffreddami coi tuoi occhi di ghiaccio,
Fammi scoprire quello che sarò: un lampo!
Non aver pietà.
Solo così dal profondo del pudore l’adrenalina in corpo esploderà.
La prima spinta
Nasconde sempre un po’ di rimpianto.
E la seconda
È divertente come un trapianto.
Ma dalla terza
Tutto è in discesa
...e risalgo...
I due naufragarono a Nantucket,
Due costole rotte e sei punti all’orgoglio.
Da diversi mesi a sfidare il fato,
Il loro equipaggio è disperso nel vento.
La bestia omicida continua a salvare la specie, la sua.
È il 9 di Aprile quando si incontrarono a caso nel bar.
Uno sguardo, un saluto e due calci perché
Laggiù nell’angolo un angelo rosso
Sembrava non voler rispettare l’esito dei dadi.
A fine serata Shiroi collassò
L’umore ritornò bianco
Ma al suo risveglio la nave era già in alto mare.
Le lance scalfirono
Le acque che bruciano
Come il primo incubo
Dove il tempo gelido
Vanificò tutto.
Le spere risuonano.
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5. |
Elogio della Follia
03:59
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[tic tac] Lieve scorre
[tic tac] Nella testa
[tic tac] La precarietà
Mi chiedono cos’è questa faccia spenta
Tendente al gotico che indosso in compagnia.
Scusami un secondo,
Ho una spina della trota in gola:
Questo bicchiere ha bisogno di vino!
Mi chiedono cos’è questa faccia tonta,
Chi è troppo buono da qui prima o poi va via.
Che coincidenza,
Stamattina ho prenotato il volo:
La grotta mi aspetta come da bambino!
[tic tac, tic tac, tic tac]
Sono in ritardo,
Ma mi sembrava brutto andare via così.
Ho già trent’anni,
Non ho futuro,
Ma in strada bene o male si accorgono di me.
Capisco che c’è
Una serie di regole,
Non scritte,
Per stare in mezzo alla società
Sempre più complessa.
Eppure sono ben lieto che
Quel poco che ho dato
Almeno è bastato
A farti sorridere
In questo disordine.
Non vedi che
Sei splendida se balli ritmi strani?
Parla di te
Ora che c’hai più ossigeno ai neuroni.
Pensa che io
Quasi morivo quando balbettavi,
E ti dirò
Se quel che dici è oscuro e a stento parli
Mi fai sentire me.
Maschere illusorie,
Spesso coprono la nostra noia.
Perché nascondersi
Nella razionalità.
Foreste di algoritmi
Decidono quello da fare,
Mangiare,
Pensare,
Persino chi amare.
E noi scoiattoli
In una tana in prestito.
Fammi rosicchiare
I tuoi impegni irrevocabili.
Ti concederò un morso
O forse due
Della mia sana follia…
…Che scuote le natiche!
…Che sa di salsedine!
…E che rende virale
La voglia spaziale di te!
Lassù le stelle
Suonano per noi.
Concedimi un ballo
E non far caso ai fischi.
Io ti applaudirò.
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6. |
Garuda
03:48
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Illusa,
Quante volte ti hanno illusa
Di poter fare tutto quello che vuoi.
Delusa,
Quanti ne hai Illusi
Per nascondere quello che sei.
Non c’è soluzione tangibile,
Ognuno ha le ali che merita.
Anche noi.
Le mie pensavo di averle
A Shanghai,
A Porte d’Italie,
Magari a Moabit,
O in questa latrina.
Il punto è che ormai
Non basta più cercare,
Non basta impegnarsi,
O riempirsi di rancore.
Pensar troppo ai vivi
Che tifano per te.
O al dolce eco
Della mia sorellina,
Al triste destino
Di chi è morto suicida.
Al caro ricordo
Dei nonni.
La vita non fa sconti,
Dovresti saperlo.
È ora che cacci di nuovo l’orgoglio,
E smettila di usare pezze,
le maglie slabbrate,
E sudati la dignità.
Cos’è quello sguardo
Vuoto di noia?
Dov’è che vuoi andare?
Non servirà a niente.
Sfogarti non basta,
Cos’è che risolvi?
Torna tutto punto e a capo.
Vorrei tanto sapere
Se tutto ciò ha un senso,
Se a fare canzoni,
Una volta ogni tanto,
Le pile si ricaricano un po’.
Vorrei tanto gridare
La verità al mondo
Che sono impazzito a lottare
Contro i mulini a vento
Ma mai abbastanza
Per non cercare te.
E vorrei ricordare
Al mio stupido clone
Che ben più di una volta
Ha sfiorato il Creatore.
E che ha corso chilometri
E chilometri e chilometri.
E invoco con questo
Stornello nunziale
L’unione con la mia
Componente migliore.
Quella che fa uscire
Dalla depressione.
Plasmando un futuro mio
Con te mia bella sposa bianca
E la vista del seno tuo.
Che apre di nuovo il cielo,
Ali di cera,
Ho le ali di cera.
Ridatemi le mie ali di cera.
Non me ne frega niente di andare lassù.
Ma solo di averti con me.
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7. |
Valzer Nero
04:47
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Verso l'orizzonte marcia a scatti e cigola,
La foresta nera espande il buio telo.
Denso il fango fresco ingoia e sputa l’entità
Di un tenente in fuga dal suo amato impero.
Trascina la sua ombra ormai da anni ed ansima
In codesto impuro luogo di abbandono.
Freme di avvistare orme di creatività
Per ricostruir la vena artistica.
Traballante nei suoi passi,
Il crudel passato lo perseguita.
Spettri cinici deridono ogni tentativo.
Di avanzare o ritirarsi,
Di raggiungere l’inferno o l’aldilà,
Di accettare le sembianze di ogni identità.
Notti insonni a rotolarsi, convulsioni da manuale
Piroette tra i sentieri e sangue perso.
Tutto questo per raggiungere lo stadio primordiale
Di animale rozzo e tonto ma sociale.
Le ferite sulle braccia emanano una luce blu
Che brucia, fa male, corrode.
La carne viva è incandescente, il resto è fumo nauseante
E fu il limite della sopportazione.
Il fastidio prende forma
Uno sciame di locuste sbuca
Grida, salta e avanza in senso circolare.
Inibiti i movimenti,
L’intento è di portarlo al loro nido.
Si sa, gli insetti agiscono per interesse.
Dopo un’ora di travaglio
Prende i sensi avvolto da una nuvola.
Una spinta lo fa piovere sul suolo.
Il buio pesto si fa denso,
Geometrie di forme in climax.
La febbrile involuzione del terrore.
Visioni di guerra tra nubi di polvere e un vuoto edificio
Dismesso che sembra un riparo sicuro per qualche minuto.
Bisogna evitare la pioggia di bombe, sonora tempesta.
Sembra di impazzire, un ultimo sforzo e poi via dal rumore.
Coperto in trincea, un sospiro si mescola al pianto nascosto.
Legami di sangue da salvaguardare e proteggere ad ogni costo.
Un dolore crescente nel petto e un pensiero
Su quanto sia labile il sottile filo che lega l’umore
Dall’estasi alla perdizione.
Ho voglia di imparare a usare la testa.
Ho voglia di trovarti e stringerti per ore.
Sento di dover mollare la festa.
Colgo l’occasione per ribadire il mio prestigio.
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8. |
Parresìa
07:46
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Giunti alla fine
Sarò sincero con voi
Quello che fate
Non porterà a niente,
A meno che
Non venga usato
Un po’ di buon senso.
Quello che fate non diverte,
A meno che non
Contraddica tutto.
Un messaggio alle future generazioni irresponsabili
Quel che conta è sempre espresso da chi è più vecchio di voi.
Tutto è nero o bianco, nulla è il vero assoluto, diffidate.
Grazie ad onore e distanza potrete superare i frequenti momenti di vuoto.
Quando sentite
Che tutto è sbagliato
Quando i rimpianti
Ricopron la parte di voi debole.
Perché in fondo siete deboli
La forza sta oltre quel fondo.
Non solo a spingere i limiti ma anche
A prendervi cura degli altri.
Quante volte a tu per tu con una strada a più direzioni
Scelgono arroganza ed istinto.
E quante volte la felicità immediata (un bene di lusso)
Nel lungo termine si è trasformata in rovina.
Tutto quel che rende felici adesso
È soltanto anestetico e disillusione.
Figli di un’epoca lineare, tranquilla noia.
Figli di un’epoca storta,
Dove un rifugio sembra il più sensato dei beni,
L’affanno e un rincorrersi in tondo
Che rende persone come criceti.
Chiunque è illuso di accedere al mondo
Legandosi a un muro con catene spesse, in ginocchio.
I lupi del capitalismo che buttan mangime dall’alto.
E Giunge
Il grigio
Spettro e
Cala
Il buio
Manto e
Brucia
Il saggio
Cervello e
Muore
Il rotto
Inconscio
Uno stato sospeso
Che trascina all’inferno
Fa di voi un sepolcro
Per un labile corpo
Lacerato da un Dio
Che nulla ha concesso al di fuori dal guscio
Di retorica che
È solida, antica e di pietra.
Come un freddo ruscello
Avrebbe dovuto adattarsi.
Come un soffio di vento
Avrebbe dovuto intuire l’inganno e spazzare le nuvole,
Per portare la pioggia in posti più aridi
Che assorbono l’acqua per rilanciarla nel flusso.
Ma si sa,
La natura
È perfetta
Come voi.
L’amaro sangue è indispensabile.
Il piacere di uno sguardo illeso.
La fine di una transizione
È l’inizio di un’altra.
Non mettere a tacere il nero del tuo bene
E non soffocare il bianco del tuo male.
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9. |
Angela
02:17
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La prima volta che mi lasciasti sola
Pensavo fossi fuggito ma poi
Capii che uscivi per andare a caccia
Per sfamare me, te, noi.
A volte piango anche se non si nota,
a volte la ciotola resta vuota,
fai quel che puoi, non ti rendo cupo,
forse non sai cacciare come un lupo.
Tra questi sassi bianchi che tu chiami statue
Mi piace correre e giocare
Quando ti siedi mi rivolgi i tuoi versi
che io resto ad ascoltare.
Non so la lingua, non so che dici
Le tue parole le so a memoria:
martello, trapano, Fenici,
dannata gente senza storia.
Ti faccio le feste, avanti, non fare storie
che lo so come ti senti.
Lo fiuto il tuo disappunto
nel tuo odore, nei tuoi movimenti.
Quando ritorni barcollante
come una menade danzante,
ripeti che la scultura va male
perché il mondo di oggi è bidimensionale.
Non capirò mai i tuoi farfugli
ma mi avvicino a consolarti
e questo mi fa stare bene,
vedere che la smetti di tormentarti.
Ed abbaiando ti faccio ridere
così non pensi più al tuo branco,
e se ti becco ancora a frignare
sai che mi trovi al tuo fianco.
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Slow Wave Sleep Paris, France
Slow Wave Sleep (SWS) is an alternative/electronic act based on a fictional story created by Italian producer/guitarist Emilio Larocca.
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