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Spiro nell'Ecosistema (album)

by Slow Wave Sleep

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    Digipack with three doors and poster. This effort has been recorded live in the studio with the band without using the metronome. Special guests and production collaborators turned a live demo into the most ambitious record of SWS so far. By purchasing this you'll receive for free the B-sides EP made kindly available by AR Recordings.

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1.
Notte buia fa che la mia voce Vibri in tutte quelle teste vuote. E non mi importa quali siano le parole, Tanto la libertà ora costa più del sangue. Notte buia fa che la mia mano Butti giù palazzi e monumenti. Musa eterea, non ne hai avuto mai bisogno. Gridalo con me quando il sole ti nasconderà. Il mio tormento Ti affido da quaggiù, È la cosa più cara che ho. Facci un disco O tienilo per te. Insudicia il creato, oppure brucialo, Basta che arrivi a lei. I soldi e le città: Immaginazione, Se poi dimentico Chi è il mio angelo custode. Genesi. L’alba arriverà, ma non svegliarmi. Sta per iniziar lo stesso sogno.
2.
Con le lacrime agli occhi Vengo al mondo diversi anni fa. E con quelle lacrime ancora Prendo forza per essere qua. M’incanta. Stesa sul letto, tremante, mia madre sa già sopportare il travaglio. Il medico entra in sala impacciato. Io piango e urlo e godo Col cordone staccato e col male che fa. Vorrei rientrare lì dentro e non uscir più. - E la pelle brucia - Rumori e fastidio. Non sento più il caldo che avvolge la pelle che - Brucia - Scolpiti i miei primi passi. Come la neve che cade sul monte del re Osservo estasiato le strade infinite. Confusione costante. Sento quasi un sibilo di voci lontane, Vedo opaco il brivido del mio sangue. Già da allora cedo alla strana attrazione del lato più bianco del nero: Un fiume in piena costante che non dorme mai. I miei occhi affamati non trovan conforto. Si bloccano, una volta scovato in quelli dei miei. Sento freddo. Il cuore ha bisogno di un battito energico Contro il tempo che spinge l’umore più in giù. Non c’è scampo all’apatico senso di vuoto che provo Ma non mi spengo: lasciatemi viver di più. (x3) Ed entro nella fase a spirale del mio primo sogno, La mente è sganciata, non seguo i lamenti dell’aria. Lupi e Dragoni s’ammazzano, sbraitano e incrociano fauci che in meno di un attimo Infrangono i muri, bucan gli scudi di truppe nemiche all’assalto. E nasce, cresce, striscia, l’insetto interiore striscia Incarnando il mio rancore latente e costante. Il sogno finisce in mare azzurro e ancestrale in cui far nuotare i ricordi E la pace dei sensi. Correre – Soltanto in salita Correre – Gustando il sudore Correre – Per stendere i nervi Correre – Pensando ai suoi occhi Correre – Nella notte scura Correre – Col gelo nell’aria Correre – Tra i boschi nativi Correre – Verso la fontana Stringere – La vita coi denti Fondere – Il metallo con gli occhi Ridere – Di tutti i miei sbagli Scrivere – Il canto degli angeli Perdere – Il senso del tempo Spingere – Il corpo già stanco Espandere – Il ritmo del fiato Vincere – Godersi il finale
3.
Ragnarök 05:10
– Atto I – Ogni guardia reale allude all’avidità. Lei, circospetta, Intuisce qualcosa che turba il suo formicaio. – Atto II – L’esule giunge all’alba. Il suo cuore compie un balzo E dopo un attimo nutre le ambizioni dirette a nord, Anche se è ancora a corto di cibo. [NASCE] Un’altra anima pura [CRESCE] Sempre più impegnata [MUORE] Si mischia ad altra polvere Questo è il suo destino stabilito dalle Parche. Sento la coscienza di chi È condannato a esser solo: “Modesto parere il mio, santo Dio, Sto sacrificando di tutto Ma non sento più Aria arrivare al cervello. Non vedo più umiltà In questa società. – Atto III – La sveglia ricomincia a suonare E le operaie si mettono in fila per supplicar La più quotata divinità Che mastica produttività, E sputa l’illusione di poter diventar Fertili e prestanti, Più benestanti come regine. Basta impegnarsi sempre più degli altri. Colmo di fatalità l’atto quarto Per chi ha le ali e osserva a distanza. Allena il tetro istinto verso il rischio, Compromette l’autorità della regina ignara. Io Operaia volerò presto. Io Alata conquisterò tutto. La collisione di divinità cresce e sconvolge La comunità in un’epoca che tende all’ultimo atto. In memoria del sangue versato, E del piacere della spontaneità. In memoria del caldo camino, E del freddo secco della città. Sento la coscienza di chi È condannato al silenzio. Libero la gola dal presente E accenno un respiro. Quel filo teso è il mio. Eccomi saltare giù dal fosso Pensando al male che alla mia famiglia porterà. Proseguo la mia strada che è esattamente l’opposto Di chi ha pensato che il suicidio aiuterà. La pressione è alta come un razzo, Non c’è più spazio per un briciolo di novità. So solo che è uno sbaglio zittire il mio crudele mostro Ed anche offuscare il bene dell’altra metà. Proteggo la coscienza di chi Ha un puro sorriso. Proteggo la coscienza di chi Mantiene il pudore. Proteggo la coscienza di chi Protegge i suoi figli. Invoco il fiato di tutti Per un grande flusso D’aria Per spazzare il falso adesso a colpi D’aria Per nutrire un mondo rimasto Senza storia, Senza umiltà, Senza verità, Senza qualità, Senz’aria
4.
Shiroi 11:17
C’era una volta e c’è ancora un moccioso Che tra i bucanieri era il meno informato Sul dolce sapore di morbide labbra di donna. Il suo nome è Shiroi. Quel Quacchero del capitano Ismaele Ogni giorno lo stressa con compiti insulsi, Sfogando tutta la tensione di anni buttati. Nessuno parla di sé. Livida in lui La libertà Di chi ha furbizia E sa guidar La propria vita Ora in gabbia, Stile Dottor Aronnax. Con sguardo cinico E lucidità Lancia quei dadi Nella sfida Per la più avvenente Del primo bar. Presto si sbarca in città. È il sesto giorno del mese. C’è odor di muschio stantio, Fa un caldo porco. Giù nella stiva combatte i suoi demoni armato di penna. E quando le lettere iniziano a cantare, La voce del polveriere interrompe il flow. “Ehy, sangue del mio sangue, riesco a sentire Un presagio avverso costante, ma qui nessuno si fida di me. A cosa serve lottare contro un mare che lotta con noi” Tutt’a un tratto il coffiere avvista un mostro enorme a tribordo. Si alza il vento e le vele cominciano a tremare d’istinto. Lo sfiato è vicino e il cielo è sovrastato da un muro di suono, Da un muro di suono. Le lance scalfiscono Le acque che bruciano Come il primo incubo Dove il tempo gelido Vanificò tutto. I ramponi si alzano. Il cuore insiste E sprofonda con Shiroi e con me. [...sveglia!...] ...non è altro che un sogno... ...la mia vita ora è un sogno... ...quel moccioso ora è un sogno... ...che gioca con gli eventi... ...finché il sonno è profondo... Oh, mio angelo in volo Ti ho cercata a lungo e ti trovo Quaggiù, nel blu dei miei abissi. Illudimi, con la tua pelle di seta, Raffreddami coi tuoi occhi di ghiaccio, Fammi scoprire quello che sarò: un lampo! Non aver pietà. Solo così dal profondo del pudore l’adrenalina in corpo esploderà. La prima spinta Nasconde sempre un po’ di rimpianto. E la seconda È divertente come un trapianto. Ma dalla terza Tutto è in discesa ...e risalgo... I due naufragarono a Nantucket, Due costole rotte e sei punti all’orgoglio. Da diversi mesi a sfidare il fato, Il loro equipaggio è disperso nel vento. La bestia omicida continua a salvare la specie, la sua. È il 9 di Aprile quando si incontrarono a caso nel bar. Uno sguardo, un saluto e due calci perché Laggiù nell’angolo un angelo rosso Sembrava non voler rispettare l’esito dei dadi. A fine serata Shiroi collassò L’umore ritornò bianco Ma al suo risveglio la nave era già in alto mare. Le lance scalfirono Le acque che bruciano Come il primo incubo Dove il tempo gelido Vanificò tutto. Le spere risuonano.
5.
[tic tac] Lieve scorre [tic tac] Nella testa [tic tac] La precarietà Mi chiedono cos’è questa faccia spenta Tendente al gotico che indosso in compagnia. Scusami un secondo, Ho una spina della trota in gola: Questo bicchiere ha bisogno di vino! Mi chiedono cos’è questa faccia tonta, Chi è troppo buono da qui prima o poi va via. Che coincidenza, Stamattina ho prenotato il volo: La grotta mi aspetta come da bambino! [tic tac, tic tac, tic tac] Sono in ritardo, Ma mi sembrava brutto andare via così. Ho già trent’anni, Non ho futuro, Ma in strada bene o male si accorgono di me. Capisco che c’è Una serie di regole, Non scritte, Per stare in mezzo alla società Sempre più complessa. Eppure sono ben lieto che Quel poco che ho dato Almeno è bastato A farti sorridere In questo disordine. Non vedi che Sei splendida se balli ritmi strani? Parla di te Ora che c’hai più ossigeno ai neuroni. Pensa che io Quasi morivo quando balbettavi, E ti dirò Se quel che dici è oscuro e a stento parli Mi fai sentire me. Maschere illusorie, Spesso coprono la nostra noia. Perché nascondersi Nella razionalità. Foreste di algoritmi Decidono quello da fare, Mangiare, Pensare, Persino chi amare. E noi scoiattoli In una tana in prestito. Fammi rosicchiare I tuoi impegni irrevocabili. Ti concederò un morso O forse due Della mia sana follia… …Che scuote le natiche! …Che sa di salsedine! …E che rende virale La voglia spaziale di te! Lassù le stelle Suonano per noi. Concedimi un ballo E non far caso ai fischi. Io ti applaudirò.
6.
Garuda 03:48
Illusa, Quante volte ti hanno illusa Di poter fare tutto quello che vuoi. Delusa, Quanti ne hai Illusi Per nascondere quello che sei. Non c’è soluzione tangibile, Ognuno ha le ali che merita. Anche noi. Le mie pensavo di averle A Shanghai, A Porte d’Italie, Magari a Moabit, O in questa latrina. Il punto è che ormai Non basta più cercare, Non basta impegnarsi, O riempirsi di rancore. Pensar troppo ai vivi Che tifano per te. O al dolce eco Della mia sorellina, Al triste destino Di chi è morto suicida. Al caro ricordo Dei nonni. La vita non fa sconti, Dovresti saperlo. È ora che cacci di nuovo l’orgoglio, E smettila di usare pezze, le maglie slabbrate, E sudati la dignità. Cos’è quello sguardo Vuoto di noia? Dov’è che vuoi andare? Non servirà a niente. Sfogarti non basta, Cos’è che risolvi? Torna tutto punto e a capo. Vorrei tanto sapere Se tutto ciò ha un senso, Se a fare canzoni, Una volta ogni tanto, Le pile si ricaricano un po’. Vorrei tanto gridare La verità al mondo Che sono impazzito a lottare Contro i mulini a vento Ma mai abbastanza Per non cercare te. E vorrei ricordare Al mio stupido clone Che ben più di una volta Ha sfiorato il Creatore. E che ha corso chilometri E chilometri e chilometri. E invoco con questo Stornello nunziale L’unione con la mia Componente migliore. Quella che fa uscire Dalla depressione. Plasmando un futuro mio Con te mia bella sposa bianca E la vista del seno tuo. Che apre di nuovo il cielo, Ali di cera, Ho le ali di cera. Ridatemi le mie ali di cera. Non me ne frega niente di andare lassù. Ma solo di averti con me.
7.
Valzer Nero 04:47
Verso l'orizzonte marcia a scatti e cigola, La foresta nera espande il buio telo. Denso il fango fresco ingoia e sputa l’entità Di un tenente in fuga dal suo amato impero. Trascina la sua ombra ormai da anni ed ansima In codesto impuro luogo di abbandono. Freme di avvistare orme di creatività Per ricostruir la vena artistica. Traballante nei suoi passi, Il crudel passato lo perseguita. Spettri cinici deridono ogni tentativo. Di avanzare o ritirarsi, Di raggiungere l’inferno o l’aldilà, Di accettare le sembianze di ogni identità. Notti insonni a rotolarsi, convulsioni da manuale Piroette tra i sentieri e sangue perso. Tutto questo per raggiungere lo stadio primordiale Di animale rozzo e tonto ma sociale. Le ferite sulle braccia emanano una luce blu Che brucia, fa male, corrode. La carne viva è incandescente, il resto è fumo nauseante E fu il limite della sopportazione. Il fastidio prende forma Uno sciame di locuste sbuca Grida, salta e avanza in senso circolare. Inibiti i movimenti, L’intento è di portarlo al loro nido. Si sa, gli insetti agiscono per interesse. Dopo un’ora di travaglio Prende i sensi avvolto da una nuvola. Una spinta lo fa piovere sul suolo. Il buio pesto si fa denso, Geometrie di forme in climax. La febbrile involuzione del terrore. Visioni di guerra tra nubi di polvere e un vuoto edificio Dismesso che sembra un riparo sicuro per qualche minuto. Bisogna evitare la pioggia di bombe, sonora tempesta. Sembra di impazzire, un ultimo sforzo e poi via dal rumore. Coperto in trincea, un sospiro si mescola al pianto nascosto. Legami di sangue da salvaguardare e proteggere ad ogni costo. Un dolore crescente nel petto e un pensiero Su quanto sia labile il sottile filo che lega l’umore Dall’estasi alla perdizione. Ho voglia di imparare a usare la testa. Ho voglia di trovarti e stringerti per ore. Sento di dover mollare la festa. Colgo l’occasione per ribadire il mio prestigio.
8.
Parresìa 07:46
Giunti alla fine Sarò sincero con voi Quello che fate Non porterà a niente, A meno che Non venga usato Un po’ di buon senso. Quello che fate non diverte, A meno che non Contraddica tutto. Un messaggio alle future generazioni irresponsabili Quel che conta è sempre espresso da chi è più vecchio di voi. Tutto è nero o bianco, nulla è il vero assoluto, diffidate. Grazie ad onore e distanza potrete superare i frequenti momenti di vuoto. Quando sentite Che tutto è sbagliato Quando i rimpianti Ricopron la parte di voi debole. Perché in fondo siete deboli La forza sta oltre quel fondo. Non solo a spingere i limiti ma anche A prendervi cura degli altri. Quante volte a tu per tu con una strada a più direzioni Scelgono arroganza ed istinto. E quante volte la felicità immediata (un bene di lusso) Nel lungo termine si è trasformata in rovina. Tutto quel che rende felici adesso È soltanto anestetico e disillusione. Figli di un’epoca lineare, tranquilla noia. Figli di un’epoca storta, Dove un rifugio sembra il più sensato dei beni, L’affanno e un rincorrersi in tondo Che rende persone come criceti. Chiunque è illuso di accedere al mondo Legandosi a un muro con catene spesse, in ginocchio. I lupi del capitalismo che buttan mangime dall’alto. E Giunge Il grigio Spettro e Cala Il buio Manto e Brucia Il saggio Cervello e Muore Il rotto Inconscio Uno stato sospeso Che trascina all’inferno Fa di voi un sepolcro Per un labile corpo Lacerato da un Dio Che nulla ha concesso al di fuori dal guscio Di retorica che È solida, antica e di pietra. Come un freddo ruscello Avrebbe dovuto adattarsi. Come un soffio di vento Avrebbe dovuto intuire l’inganno e spazzare le nuvole, Per portare la pioggia in posti più aridi Che assorbono l’acqua per rilanciarla nel flusso. Ma si sa, La natura È perfetta Come voi. L’amaro sangue è indispensabile. Il piacere di uno sguardo illeso. La fine di una transizione È l’inizio di un’altra. Non mettere a tacere il nero del tuo bene E non soffocare il bianco del tuo male.
9.
Angela 02:17
La prima volta che mi lasciasti sola Pensavo fossi fuggito ma poi Capii che uscivi per andare a caccia Per sfamare me, te, noi. A volte piango anche se non si nota, a volte la ciotola resta vuota, fai quel che puoi, non ti rendo cupo, forse non sai cacciare come un lupo. Tra questi sassi bianchi che tu chiami statue Mi piace correre e giocare Quando ti siedi mi rivolgi i tuoi versi che io resto ad ascoltare. Non so la lingua, non so che dici Le tue parole le so a memoria: martello, trapano, Fenici, dannata gente senza storia. Ti faccio le feste, avanti, non fare storie che lo so come ti senti. Lo fiuto il tuo disappunto nel tuo odore, nei tuoi movimenti. Quando ritorni barcollante come una menade danzante, ripeti che la scultura va male perché il mondo di oggi è bidimensionale. Non capirò mai i tuoi farfugli ma mi avvicino a consolarti e questo mi fa stare bene, vedere che la smetti di tormentarti. Ed abbaiando ti faccio ridere così non pensi più al tuo branco, e se ti becco ancora a frignare sai che mi trovi al tuo fianco.

about

Spiro nell'Ecosistema is the eighth dream about Rèfles, and the first about Spiro: two fictional characters.

Rèfles is made of repressed emotions, that wander in a single direction in the form of black plasma to be gathered in a liquid mass: his body. He has acquired his consciousness over time and lives in a parallel dimension together with other Archetypes. He can communicate with humans only through dreams and art.

The Supreme Court of Archetypes puts Réfles in jail as a precautionary measure for gaining too much power. A fragment of him manages to reach Earth as the shape of a lightning bolt and hits Spiro, a lone fisherman of the Rhine River. Réfles takes possession of his body and, while wandering through the woods, he meets other human beings to whom he tells his life story, trying to convince them to follow him.

His mission is to inject plasma inside all people's body to be free again.

credits

released March 25, 2020

Recorded live in studio at Caravanserraglio in Bologna under supervision of Mimmo Crudo and Roberto Comastri. Mixed by Michele Postpischl at Mushroom Studio. Mastered by Roberto Priori at Pristudio.

| Emilio Larocca Conte | vocals and classical guitar
| Andrea Cascini | electric guitars
| Gilberto Ongaro | synths and backing vocals
| Stella Canonico | bass and backing vocals
| Gabriele Larocca Conte | drums

With the participation of Filippo Cresci (electric guitar on tracks 4 and 5), Lorenzo Musca (sax on tracks 3 and 8).

Artwork by Giuseppe Cosentino inspired by “Caccia alla volpe” by Emilio Larocca (www.emiliolarocca.com).

Produced by A/R Recordings.
Co-produced by Nilasphere.

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all rights reserved

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about

Slow Wave Sleep Paris, France

Slow Wave Sleep (SWS) is an alternative/electronic act based on a fictional story created by Italian producer/guitarist Emilio Larocca.

Check out the whole plot and all the info on the Official Website (link below).

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